#USA #MultipolarWorld Il Regime USA collassa col Ponte di Baltimora

Il disastro, by Real Ben Garrison

Il disastro del Ponte di Baltimora si è verificato martedì 26 marzo 2024, causato dall’enorme nave portacontainer Mv Dali che si è schiantata contro un pilastro del ponte. Immediatamente la campata centrale ha ceduto e il ponte è colassato nel fiume Patapsco. Alle immagini del crollo, diffuse globalmente, ci si chiese come fosse possibile, che l’infrastruttura non avesse retto.

Le riviste specializzate, ritenevano che una struttura come Francis Scott Key fosse in grado di sopravvivere persino a un impatto nucleare. Ne era convinto chi vive nel mito della, se-dicente, prima potenza mondiale. Tornando ai tecnici, questi erano certi che il Ponte Francis Scott Key di Baltimora, fosse un “ponte modello”, simbolo di stabilità e sicurezza. Sorretto da quattro pilastri principali, disponeva di protezioni dette “delfini”, in grado di assorbire ogni impatto: ma non hanno funzionato.

Gli antefatti

Il 3 febbraio 2023, un treno carico di cloruro di vinile deragliò nello stato dell’Ohio scatenando un disastro ambientale. Nell’agosto 2023 l’Isola di Maui nelle Hawaii, venne divorata da incendi attribuiti al “riscaldamento globale”. Chissà se per carenze o speculazioni, il rogo che arse quasi liberamente, uccise 101 persone, devastò l’ecosistema, distrusse migliaia di edifici e monumenti storici della Cultura Lahaina, precedenti alla discutibile annessione statunitense.

Rapporto dell’International Institute for Strategic Studies di Londra

 

Oggi il disastro del Ponte di Baltimora testimonia ulteriormente il disfacimento della potenza statunitense. L’11 marzo 2024, il Pentagono presentò al Congresso una richiesta di bilancio da 849,8 miliardi di dollari per il 2025, ai quali vorrebbe aggiungere fondi supplementari per Ucraina, Taiwan e Israele. Tale importo di spesa militare, è di 5 volte superiore a quello della Cina e 10 volte quello della Russia, i cui eserciti evidentemente, costano meno e rendono di più.

Nei fatti, gli Stati Uniti si trovano nella stessa situazione dell’Unione Sovietica negli anni ’80, quando a causa della corsa agli armamenti, entrò in crisi economico-sociale crollando nel 1991. L’America di oggi ha infrastrutture fatiscenti, strade invase da milioni di sottoproletari senzatetto e senza futuro, perché come ammette anche il magazine statunitense Forbes, il dollaro è carta straccia.

Il disastro del Ponte di Baltimora rappresenta una tragedia che può mettere in ginocchio gli Stati Uniti e molte economie globali. Nel solo 2023, il porto movimentò 50 milioni di tonnellate e 80 miliardi di dollari di merci tra Stati Uniti e altri paesi. Finché il ponte non sarà ripristinato, gli effetti dell’incidente si ripercuoteranno sull’economia soprattutto occidentale. E mentre gli esperti dichiarano che è impossibile calcolare la tempistica, le perdite sono di 15 milioni di dollari al giorno.

L’Agenzia newyorkese Bloomberg riferisce che gli assicuratori affronteranno una richiesta risarcitoria di 3 miliardi di dollari. Su tale cifra, Bruce Carnegie-Brown dei Lloyd’s di Londra, ha detto all’Agenzia Reuters che la: “perdita assicurativa sarà multimiliardaria, la più grande singola perdita assicurativa marittima”.

Questo disastro si somma agli attacchi sul Mar Rosso da parte del gruppo Houthi dello Yemen che minacciano seriamente il 15% del traffico marittimo mondiale. Ma anche il calo del livello dell’acqua nel Canale di Panama, sta creando problemi al 6% del commercio mondiale. Se alla carenza di soccorsi e in presenza di strutture fatiscenti, aggiungiamo il disastro del ponte di Baltimora, dobbiamo logicamente concludere che gli Stati Uniti non sono più la prima potenza mondiale.

 

Col. Luciano Bonazzi

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Fonti: i link esterni inseriti nel testo.

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Pubblicato da Luciano Bonazzi

Sono il Col. Luciano Bonazzi, mi occupo di varie tematiche scientifiche, tecnologiche e di cronaca. Ho scritto su vari blog, piattaforme e Magazine. / I'm Col. Luciano Bonazzi, I deal with various scientific, technological and news issues. I write on various blogs, platforms and magazines.

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