#KosovoIsSerbia Le radici criminali del Kosovo made in USA

Di recente, l’inviato americano Richard Grenell, incaricato di aprire i negoziati di pacificazione tra il Califfato del Kosovo, ex regione serba, e la Serbia, ha dovuto affrontare un grave problema ereditato dalle precedenti amministrazioni statunitensi. Secondo le intenzioni dell’attuale inquilino di Washington, l’incontro pacificatore tra il presidente serbo Aleksandar Vučić e il capo del Kosovo Hashim Thaçi, sarebbe dovuto avvenire sabato scorso alla Casa Bianca: cos’ha impedito tale vertice? foto global-politics.eu

A ostacolare l’incontro è stata la scoperta di una serie di gravissimi reati che coinvolgono l’attuale capo del Kosovo e proiettano accuse di collusione sugli Stati Uniti. Innanzitutto, sull’attuale “presidente” del Kosovo, pende un’incriminazione per crimini di guerra e contro l’umanità da parte della Procura della Repubblica Serba. Tuttavia, non sono solo i magistrati serbi ad accusare il capo del Kosovo Thaçi, ma su di lui indagano anche i pubblici ministeri del Tribunale Penale Internazionale dell’Aja, proprio per quei crimini perpetrati durante la guerra del Kosovo del 1998-99.

Negli addebiti ipotizzati dalla procura dell’Aja, Thaçi è accusato di omicidi, sparizione di persone, persecuzioni, torture, espianto di organi e traffico di droga. Le accuse contro il capo kosovaro, sono altresì confermate in un rapporto del 2008 dell’intelligence tedesca BND, che lo accusava di profondi coinvolgimenti nella criminalità organizzata: “I principali attori (incluso Thaçi) sono intimamente coinvolti in interconnessioni tra politica, affari e strutture criminali organizzate in Kosovo” concludendo che Thaçi guidava una “rete criminale che opera in tutto il Kosovo”.

I RISCHI GLOBALI

Un vertice di pace che riconoscesse l’instaurazione del Califfato del Kossovo avrebbe ben altre e più pericolose implicazioni. Poniamo il caso che “l’esperimento Kosovo” avviato da Bill Clinton negli anni ’90, si trasformi una nuova “Dottrina Monroe“, ciò spalancherebbe un Vaso di Pandora in grado di mettere a rischio la stabilità di intere nazioni. Il Kosovo, come regione Serba, nel corso di decenni si è via via popolato di migranti musulmani provenienti principalmente da Albania, Macedonia e Bosnia. In base alla legge islamica, quando un territorio arriva a essere popolato dal 50% di musulmani, questi lo possono rivendicare come parte della Umma e secedĕre.

 


Una delle zone controllate dalla Legge Islamica in nord Europa foto altervista.org

 

Finora, in nessun stato laico la Sharia o Legge Islamica prevale sulla legge secolare se non informalmente, quindi ogni componente religiosa può esercitare la propria fede, condividendo il territorio con gli altri gruppi religiosi, gli atei e gli agnostici. Il rischio che si delinea oggi, è quello che se passasse il principio secessionista autorizzato dall’ex presidente USA Bill Clinton, molti stati dell’Unione Europea, soggetti a migrazione islamica, si troverebbero ad affrontare la secessione di interi territori islamizzati, man mano che le comunità musulmane locali divenissero predominanti. Inoltre, al di là del cambiamento religioso portato dai migranti musulmani, nel caso della nascita del Kosovo venne sottratta alla maggioranza dei cittadini, quella che è la Betlemme del cristianesimo Serbo-Ortodosso.

Ciò che accadde in Kosovo dopo le rivendicazioni separatiste per installare un Califfato Islamico nella regione, dapprima vide la Serbia laica fare “muro di gomma” e lasciar dire. Ma la situazione cambiò attorno al 1993, quando cominciarono gli attentati dell’organizzazione terroristica UCK contro la popolazione non islamica ed ebbe inizio da parte d’essi la distruzione dei luoghi sacri ortodossi. Immediatamente l’esercito serbo intervenne a difesa della popolazione civile e degli antichi luoghi sacri. Tale intervento scatenò una poderosa campagna di mistificazione da parte dei media occidentali e giustificò quella sordida guerra alla Serbia che portò alla creazione del Califfato del Kosovo, riconosciuto come stato indipendente da 96 su 193 Stati membri dell’ONU e da 22 su 27 stati membri dell’Unione Europea.

IL KOSOVO OGGI

Oggi, il Kosovo ospita Camp Bondsteel, la più grande base USA costruita all’estero dai tempi del Vietnam ed è al centro di un traffico di eroina, presumibilmente importata dall’Afganistan e poi distribuita in Europa [Chissà quali aerei la trasportano? NDR]. Per quanto riguarda i rapporti tra UCK ed Esercito USA, questi restano strettissimi, nonostante l’ONU abbia inserito fin dal 1998 tale organizzazione nella lista dei gruppi terroristici. Il sodalizio USA-UCK, va comunque al di là delle più fervide immaginazioni e confermerebbe i legami tra Barack Obama, Hillary Clinton e l’ISIS in chiave anti-siriana, tramite un campo d’addestramento predisposto presso la base USA in Kosovo.

SVILUPPI FUTURI

Oggi si è appreso che pochi giorni prima del vertice in programma alla Casa Bianca, il presidente serbo Aleksandar Vučić aveva ricevuto informazioni preoccupanti da parte del ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov, riguardo alle intenzioni USA sul Kosovo: “Abbiamo ricevuto alcune valutazioni dalla Federazione Russa […] che ci hanno preoccupato. Riguardano vari piani e idee riguardanti la soluzione alla crisi del Kosovo. Non vogliamo ingannare nessuno e nasconderci dall’opinione pubblica. Ovviamente stiamo affrontando un periodo difficile, in cui dovremo affrontare forti pressioni [occidentali] …ma sulla base delle valutazioni dei nostri [alleati] russi, sembra che dovremo fare molta attenzione riguardo [alla soluzione] che ci verrà presentata”.

Vučić ha poi aggiunto che la Russia sostiene il dialogo sotto gli auspici dell’Unione Europea e anche la Serbia è pronta ad ascoltare tutti gli altri attori politici e le loro idee, Concludendo che la Serbia sarà in grado di proteggere i suoi interessi nazionali vitali, indipendentemente dal prezzo che dovrà pagare. Il vertice con gli Stati Uniti attualmente sospeso in attesa di sviluppi, procederà quindi dopo il riavvio da parte dell’Unione Europea delle discussioni tra Belgrado e Pristina. Per UE, anche in questo caso, s’intendono principalmente la Francia e la Germania che fin qui hanno promosso gli incontri svoltisi nell’ambasciata francese in Kosovo.

Riguardo a una ripresa delle trattative, l’ambasciatore tedesco in Kosovo Christian Heldt, ha dichiarato: “Francia e Germania si aspettano che il dialogo tra Kosovo e Serbia riprenderà presto. Insieme alla cancelliera Angela Merkel, il presidente Macron è pronto a ospitare un vertice a Parigi.” concludendo con la frase “I nostri governi sono pronti all’incontro proposto per il mese luglio.”

Ora bisognerà capire se l’amministrazione Trump sarà in grado di trovare una soluzione per il Kosovo, soprattutto davanti all’evidenza che i kosovari islamici sono legati a doppio filo con i Democratici statunitensi, quindi con quel deep state che gli è ostile. Infine, anche se Trump ha ereditato la questione dai predecessori, la messa sotto accusa del capo kosovaro Hashim Thaçi potrebbe causargli grave imbarazzo, essendo gli USA i principali fautori della secessione illegale del Kosovo dalla Serbia.

Se e quando le accuse rivolte a Thaçi e all’UCK saranno confermate anche dal Tribunale Penale Internazionale dell’Aja, ciò condannerà anche Washington per complicità nelle attività criminali del Kosovo: uno stato fantoccio filo-americano piantato nel fianco della Serbia.

Lucino Bonazzi

Fonti: globalresearch.ca oltre ai link esterni inseriti nel testo

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Pubblicato da Luciano Bonazzi

Sono il Col. Luciano Bonazzi, mi occupo di varie tematiche scientifiche, tecnologiche e di cronaca. Ho scritto su vari blog, piattaforme e Magazine. / I'm Col. Luciano Bonazzi, I deal with various scientific, technological and news issues. I write on various blogs, platforms and magazines.

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