#FreeJulianAssange Un’autoaccusa sarebbe la sua unica speranza

 

La vicenda del povero giornalista australiano Julian Assange, assume ogni giorno di più i contorni di una grottesca storia infinita. Stando alle ultime notizie, il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti, starebbe valutando una via d’uscita attraverso un escamotage. In pratica valuterebbe la possibilità che Julian Assange si dichiari colpevole, ma di un reato minore.

Se il nuovo dispositivo legale fosse accettato, l’accusa nei suoi confronti passerebbe da alto tradimento verso gli Stati Uniti, a quella meno rilevante di cattiva gestione di informazioni riservate. Secondo il Wall Street Journal, col quale Assange aveva collaborato, se questa impostazione venisse accettato, Julian Assange potrebbe essere finalmente liberato dal carcere britannico di Belmarsh.

In quel carcere militare punitivo, il giornalista “sconta” un dura reclusione, in attesa dell’estradizione negli Stati Uniti. È persino un’ovvietà che tutto il caso del giornalista australiano Assange, sia un abuso di posizione predominante da parte di Washington, perché egli non è un cittadino statunitense che ha tradito il proprio paese: il fatto che gli Stati Uniti pretendano di accusare un australiano di alto tradimento nei loro confronti è inaudito.

Inoltre, possiamo garantire che qualunque cittadino di qualsiasi nazione, per noi sarebbe ad esempio l’Italia, scopra che il proprio paese commette crimini di guerra e li denunci, farebbe il suo sacrosanto dovere. Quindi se lor signori di Washington pretendono fedeltà cieca, ad esempio dal sottoscritto, faranno bene ad andare all’inferno e restarci. Tuttavia, per quanto triste, se Assange si dichiarasse colpevole di un “reato minore” potrebbe finalmente essere liberato.

Considerato che il giornalista è detenuto nella Guantanámo inglese di Belmarsh, dove è stato sottoposto a tortura, pur di uscire da quell’inferno farebbe bene a percorrere questa strada, purché sia certo che funzioni e non aggravi addirittura la sua posizione. Va considerato che se il giornalista dovesse rispondere dei 18 fittizi capi d’imputazione per cospirazione contro gli USA, dovrà scontare un pena di 175 anni, in un carcere speciale americano.

Inoltre, se il presidente Joe Biden, in un momento di lucidità, decidesse di lasciare in pace Julian Assange, anche la sua campagna elettorale ne gioverebbe. Infatti, tra l’elettorato democratico che gli sta voltando le spalle, ma non voterebbe mai repubblicano, c’è tutto quel potente arcipelago di attivisti e organizzazioni militanti, sensibili alla vicenda del giornalista australiano.

Infine, il Wall Street Journal, che come l’inglese Guardian ha pubblicato gli articoli denuncia di Assange, ritiene che non possa essere accusato di nulla. Nell’evidenziare che nessun giornalista di WSJ e Guardian venne perseguito per aver pubblicato il materiale, ricorda che negli USA, il diritto di pubblicare contenuti è protetto dal I° Emendamento della Costituzione degli Stati Uniti d’America.

Col. Luciano Bonazzi

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Fonti: per i dati riassunti resistthemainstream.com, oltre ai link esterni inseriti nel testo.

 

 

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Pubblicato da Luciano Bonazzi

Sono il Col. Luciano Bonazzi, mi occupo di varie tematiche scientifiche, tecnologiche e di cronaca. Ho scritto su vari blog, piattaforme e Magazine. / I'm Col. Luciano Bonazzi, I deal with various scientific, technological and news issues. I write on various blogs, platforms and magazines.

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