La primo ministro del Bangladesh signora Sheikh Hasina or this photo we thank dw.com/bangladesh
Oggi trattiamo di un paese, il Bangladesh, nel quale abbiamo abbiamo vissuto e dove abbiamo stretti legami famigliari. Oggi affrontiamo la questione del popolo Rohingya della Birmania e dello straordinario atto di compassione e coraggio, della premier bengalese e musulmana Sheikh Hasina, che ha deciso di accogliere oltre 1,2 milioni profughi Rohingya, indesiderati in Birmania (oggi Myanmar).
Il problema dei Rohingya, è di difficile soluzione, perché questo popolo formalmente musulmano vive tradizionalmente di brigantaggio, traffici di droga e prostituzione. Il loro stile di vita, non piace per nulla al popolo e al governo del Myanmar, che da anni li espelle in Bangladesh. Secondo il tipico pragmatismo del governo militare di Rangoon, in Bangladesh i Rohingya potrebbero vivere meglio, perché è un paese a maggioranza islamica.
Ovviamente, i militari che guidano il Myanmar, per affrontare il problema dei Rohingya non esitano a usare le maniere forti. La difficile decisione presa dalla premier del Bangladesh Sheikh Hasina, è stata quella di accogliere questo popolo difficile, nel suo paese in via di sviluppo, sovrappopolato e che in passato ha conosciuto anche la fame. Dunque, mentre Sheikh Hasina è alle prese con le sfide interne al suo paese, al contempo ha deciso di occuparsi di questa comunità indesiderata nel Myanmar.
Già prima del 2017 i Rohingya stazionano sul confine meridionale del Bangladesh, in campi di accoglienza. E da allora la premier Hasina fornisce loro tutta l’assistenza possibile, laddove paesi musulmani più ricchi, si mostrano latitanti. Quella dei Rohingya, è una delle gravi crisi umanitarie della nostra epoca, che spesso sfugge all’attenzione dei media globali.
Particolare scalpore ha suscitato l’icona carismatica e premio Nobel per la Pace Aung San Suu Kyi, che sulla questione dei Rohingya è schierata col governo birmano, il quale liquida la questione come “lotta al terrorismo”. Se si confrontano le motivazioni del Nobel per la Pace assegnato alla Aung San Suu Kyi, è normale pensare di conferire lo stesso premio, e motivatamente, alla premier del Bangladesh Sheikh Hasina.
Non mancano certo le motivazioni, la signora Hasina è riuscita a risolvere i conflitti territoriali con i suoi vicini, il conflitto interno al Chittagong Hill Tracts nel modo più pacifico possibile e offre rifugio al popolo Rohingya. Da parte nostra non condanniamo il Myanmar, perché conosciamo la cultura dei Rohingya e sappiamo che la convivenza con questo gruppo etnico è difficile. Ovviamente sarebbe necessario comprendere il contesto sociale nel quale è maturata la loro cultura, ma questo compito spetta ai sociologi delle Nazioni Unite.
La Giunta Birmana, ragiona in base a logiche militari, così se c’è un problema, lo neutralizzano e poi lo risolvono: questa è purtroppo la triste realtà.
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Fonti dei dettagli dw.com/bangladesh e eurasiantimes