Nel nord-est della Siria, russi e siriani difendono i civili dall’avanzata turca

Mentre le milizie SDF composte in gran parte da curdi, continuato a ritirarsi sotto la minaccia turca di Erdogan, l’Esercito Siriano e i Russi si posizionano nel nord-est della Siria. foto farsnews.com

L’operazione di posizionamento intrapresa da Damasco e Mosca, si rende necessaria per contrastare l’invasione turca, fermando le milizie ESL appoggiate da Erdogan e dal 2012, fino a poco tempo fa, da USA, Francia, Consiglio di Cooperazione del Golfo e Giordania. Nei fatti, tutte le milizie antigovernative sostenute da occidente, Turchia e paesi arabi, agiscono esattamente come i tagliagole dell’ISIS, ma godono di buona reputazione mediatica, perché sono schierate dalla “parte giusta”.

Negli scorsi giorni, durante l’offensiva turca nel nord-est della Siria, le milizie ESL, durante gli attacchi contro i miliziani curdi, non hanno esitato a stuprare e massacrare diversi civili disarmati e giornalisti. Da parte turca, questi crimini di guerra, sono stati giustificati da Ankara come danni collaterali. L’accordo tra Turchia e Stati Uniti, e quello tra SDF e Damasco a mediazione russa, viene generalmente rispettato.

Hevrin Khalaf, di 35 anni, l’attivista violentata e lapidata in Siria dalle milizie turche.

Il 29 ottobre scorso, la Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti ha votato a larga maggioranza, riconoscendo ufficialmente il genocidio armeno da parte della Turchia. Tale risoluzione, ha provocato le reazioni e proteste del governo di Ankara, che da sempre nega i propri crimini. La tardiva condanna da parte statunitense, è scattata in seguito alla recente invasione della Siria ordinata da Erdogan. Fino a poco tempo fa, nella narrazione occidentale, il presidente Recep Erdoğan era il leader rispettato di una nazione moderna e di uno stato membro della NATO. Oggi invece, il presidente turco viene presentato dai media mainstream come un tiranno, condannato da Stati Uniti, UE, Arabia Saudita ed Egitto.
Federica MogheriniAlto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, a nome dell’Unione Europea versò al presidente Recep Erdoğan 6 miliardi di euro in cambio dello stop ai profughi siriani in fuga e diretti in Europa.

Da 19 anni, Erdogan governa la Turchia col pugno di ferro e non tollera le critiche. Dall’inizio dell’offensiva in Siria, oltre 150 persone sono state incarcerate per aver criticato l’invasione siriana, tra queste, anche la giornalista curdo-turca Nurcan Baysal, dapprima arrestata e poi rilasciata su cauzione. Anche Johann Bihr , presidente di Reporter senza frontiere, ha affermato: “La massiccia propaganda, l’incremento della caccia alle streghe contro chi critica, l’assenza quasi totale di dibattito su questa offensiva militare, evidenziano che in Turchia non c’è più pluralismo… non contento della sua stretta al panorama mediatico, il governo ora sta controllando completamente tutto ciò che i media riportano, con il rischio di minare la fiducia del pubblico e alimentare le tensioni”.

Diversi cittadini turchi che hanno cercato di organizzare una manifestazione contro l’invasione militare della Siria, sono stati arrestati, uno dei loro manifesti recitava: “Gli occupanti saranno sconfitti, vinceranno i popoli che resistono”.

A sinistra gli insediamenti storici curdi in Siria, a destra, in rosso i territori effettivamente curdi e in verde le zone arabe annesse da questi costituendo il Rojava,

A partire dal 2015, le SDF vennero armate e finanziate dagli Stati Uniti, i quali le presentarono al mainstream come alleati militari del Pentagono nella lotta comune contro l’ISIS. Nella realtà dei fatti, come abbiamo visto nel recente articolo La Siria, un paese martoriato e saccheggiato da Stati Uniti e NATO, il Pentagono trasferì i curdi dalle loro aree d’insediamento tradizionale in Siria, al nord-est creando l’illusione del Rojava, ma il loro solo scopo, era quello di appropriarsi arbitrariamente dei pozzi petroliferi siriani. Dopo il cambio di amministrazione alla Casa Bianca, il presidente Trump, presa contezza delle strette connessioni tra Bush, Clinton, Obama, McCain, con ISIS e Al-Qaeda, ha scaricato l’SDF e i curdi abbandonandoli al loro destino.

Il presidente siriano Bashar al-Assad visita le truppe dell’esercito siriano
nell’area nord-occidentale dilaniata dalla guerra: foto Reuters

Nei giorni scorsi, rispondendo all’invasione turca (ma anche statunitense) della Siria, il presidente Bashar al-Assad ha dichiarato: “Prima o poi, le città nella Siria nord-orientale saranno liberate. Ciò significa agricoltura, dighe idroelettriche, confini, ci sono gruppi armati e non possiamo aspettarci che consegnino immediatamente le armi, ma l’obiettivo finale è tornare alla situazione precedente, che è il controllo completo dello stato”.

Nel 1915, in Siria si consumò il massacro di Seyfo, durante il quale la Turchia uccise 300.000 cristiani. Oggi, diversi osservatori temono che le milizie ESL, sostenute da Erdogan scatenino una pulizia etnica contro i 100.000 cristiani siriani storicamente presenti nell’area. Ecco perché oggi, la salvezza dei civili siriani qualsiasi sia il gruppo etnico-religioso di appartenenza, dipende dalla tempestività di Assad e Putin.

Solo consolidando le posizioni strategiche nel Nord-Est, gli eserciti Siriano e Russo, potranno fermare i tagliagole “moderati” sostenuti da Erdogan, e fino a ieri dall’occidente.

Luciano Bonazzi

Fonti: globalresearch.ca oltre a tutti i link inseriti nel testo.

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Pubblicato da Luciano Bonazzi

Sono il Col. Luciano Bonazzi, mi occupo di varie tematiche scientifiche, tecnologiche e di cronaca. Ho scritto su vari blog, piattaforme e Magazine. / I'm Col. Luciano Bonazzi, I deal with various scientific, technological and news issues. I write on various blogs, platforms and magazines.

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