La privatizzazione dell’acqua mascherata da aiuti allo sviluppo

Ginevra: Nel febbraio scorso, il governo svizzero annunciava la creazione della “Geneva Science and Diplomacy Anticipator” (GSDA). Compito dell’istituzione quello di occuparsi della regolamentazione delle nuove tecnologie, come droni, automobili automatiche, ingegneria genetica e altri campi innovativi. Il ministro degli esteri svizzero Ignazio Cassis, ha dichiarato che, le nuove tecnologie, necessitavano di una Fondazione in grado di prevedere gli effetti di queste, sulla società e le sue politiche. L’istituzione costituirà altresì un ponte tra le comunità scientifiche e diplomatiche, soprattutto grazie alla posizione strategica a Ginevra, sede di tante organizzazioni internazionali: dalle Nazioni Unite all’Organizzazione mondiale del commercio.
Il governo contribuirà alla fase iniziale della Fondazione con 3 milioni di franchi svizzeri, circa 2.750.000 euro. Alla cifra stanziata dall’esecutivo svizzero, andranno ad aggiungersi sostanziosi contributi dal settore privato. Come presidente di questa nuova fondazione, è stato scelto Peter Brabeck-Letmathe, ex CEO di Nestlé e come vicepresidente Patrick Aebischer, proveniente dall’Istituto federale di tecnologia di Losanna (EPFL). Patrick Aebischer è inoltre membro del Comitato direttivo per le scienze della salute di Nestlé dal 2015, con sede nel campus dell’EPFL.

La scelta di Peter Brabeck-Letmathe e Patrick Aebischer, entrambi legati a Nestlé, dimostra il potere della multinazionale all’interno del governo svizzero. Soprattutto la scelta di Peter Brabeck-Letmathe, testimonia il sempre più stretto partenariato globale fra i governi e le grandi società transnazionali. Si tratta di una strategia neoliberista che porterà alla creazione di oligarchie aziendali internazionali che gradualmente aumentano il loro potere dentro agli stati nazionali.

In particolare Nestlé, come multinazionale privata, è impegnata nella lotta contro diverse regolamentazioni statali. Il caso più noto riguardava le norme di commercializzazione dei prodotti alimentari per l’infanzia, come il latte in polvere. Il conflitto tra la Nestlé diretta da Peter Brabeck-Letmathe e l’International Baby Food Action Network è ben documentato nel rapporto Muller.

Stando alle accuse, la strategia di marketing della Nestlè, prevedeva l’invio nei paesi poveri di belle ragazze con una divisa bianca, simile a quella delle infermiere. Queste convincevano le madri a preferire al latte materno quello in polvere. Il risultato fu catastrofico, perché vista la qualità dell’acqua nel terzo mondo, questo veniva diluito in acqua contaminata. Altro sistema promozionale, attivo anche in Italia negli anni ’80, consisteva nel far trovare sul comodino delle neo-mamme campioni gratuiti di prodotto, cioè direttamente nelle cliniche ostetriche pubbliche e certamente in “collaborazione” col personale medico.

Ma la vera minaccia della scelta di Brabeck e Aebischer, indica che il vero scopo dell’iniziativa è quello di prevenire forme di regolamentazione da parte del governo, che potrebbero limitare i profitti privati derivanti dalle nuove tecnologie. Poiché questa Fondazione nata su iniziativa del governo svizzero è controllata dai privati, considerato che ha una sede internazionale come Ginevra, avrà un’enorme influenza. In futuro sarà necessario monitorarne attentamente le attività, in considerazione dell’enorme minaccia che rappresenta per la democrazia.
Pochi mesi dopo il lancio di questa nuova fondazione, il governo svizzero ha annunciato che Christian Frutiger, attualmente responsabile globale degli affari pubblici di Nestlé, assumerà la vicepresidenza dell’Agenzia svizzera per lo sviluppo e la cooperazione (DSC), ente governativo che finanzia i progetti e gli aiuti per lo sviluppo in vari paesi. La stretta interconnessione tra multinazionale e governo, arriverà a coinvolgere un’area sensibile come quella della cooperazione allo sviluppo: ennesimo esempio della crescente influenza di Nestlé dentro il governo svizzero.

Riguardo a questa presenza oggi storica, è importante ricordare che la DSC ha sostenuto la creazione del gruppo WRG per la gestione delle risorse idriche. Questo gruppo è nato su iniziativa di Nestlé, Coca-Cola e Pepsi e si occupa della privatizzazione dell’acqua. Non è una coincidenza se il direttore della DSC è anche membro del gruppo WRG. La contraddizione risiede nel fatto che la Svizzera, pur possedendo uno dei migliori servizi pubblici di gestione dell’acqua al mondo, utilizzi i soldi dei contribuenti per sostenere la privatizzazione dell’acqua negli altri paesi, in partnership con Nestlé.

Il budget destinato alla cooperazione internazionale dalla Svizzera nel periodo 2017-2020 è di circa 6,635 miliardi di franchi, oltre 6 miliardi di euro. Prevedibilmente la Fondazione eserciterà una grande influenza sulla destinazione di queste risorse dalla DSC al programma globale WATER. Difficilmente ci saranno reazioni da parte delle ONG svizzere contrarie alla privatizzazione dell’acqua pubblica, perché la DSC è il loro principale finanziatore. Un recente esempio che spiega l’alone di silenzio che circonda Nestlé in Svizzera, si è verificato in Brasile al World Water Forum del 2018, un vertice che venne finanziato dalle grandi imprese private coinvolte nella gestione dell’acqua.

Al forum erano presenti ufficialmente Nestlé, WRG, organizzazioni come HELVETAS, HEKS / EPER legate alla Chiesa protestante e la Caritas Svizzera collegata alla Chiesa cattolica. Durante il Forum, 600 donne del Movimento Sem Terra, occuparono i locali di Nestlé a São Lourenço, Minas Gerais, per attirare l’attenzione sui problemi causati dall’imbottigliamento dell’acqua. Ebbene, nessuna di queste organizzazioni ha espresso loro solidarietà né ha condannato le pratiche di Nestlé. Ufficialmente, queste organizzazioni dichiarano di lottare per il diritto umano all’acqua e a sostegno dei movimenti sociali, ma non quando questi si oppongono a Nestlé.

Esistono casi ben documentati sullo sfruttamento delle acque per imbottigliamento negli Stati Uniti, in Canada e in Francia. Nella città di Vittel, Nestlé imbottiglia l’omonima acqua pompandola dalla falda cittadina, tanto che ora non riesce più a soddisfare le esigenze della popolazione locale. Le autorità francesi invece di togliere la concessione alla multinazionale, hanno deciso di costruire un acquedotto lungo 50 km, che porta l’acqua da un’altra area. Un caso analogo si è verificato nella Contea di Wellington, in Canada e anche in Michigan, negli Stati Uniti.

Da oltre un decennio, l’Europa è sottoposta a ondate di caldo africano, in parti del continente l’acqua erogata viene “razionata” e in molte foreste si verificano incendi. Le alte temperature stanno sciogliendo i ghiacciai a un ritmo crescente, esponendoci al rischio che l’acqua scarseggi. Le falde acquifere sotterranee, molte delle quali fossili, rappresentano sempre più un’importante riserva per il nostro futuro e dovrebbero essere tutelate dai governi. Purtroppo, le aziende private hanno acquisito da tempo, gran parte di questa preziosa risorsa a livello planetario.

Nei paesi a basso grado di democrazia, la situazione è ben peggiore, multinazionali avide e politici senza scrupoli stanno sottraendo acqua ai cittadini. In Brasile, AMBEV, parte del già citato gruppo WRG, ha aperto il suo primo ufficio nel paese e si pone l’obbiettivo di privatizzare SABESP, la compagnia pubblica di acqua nello stato di San Paolo. In Bolivia, nel 2000, l’americana Bechtel Corp e l’italiana Edison, sotto la supervisione della Banca Mondiale attuarono un progetto per privatizzare tutta l’acqua della città di Cochabamba.

La popolazione venne obbligata a utilizzare unicamente l’acqua della rete, col divieto di prelevare quella sorgiva e l’acqua piovana. Contemporaneamente i prezzi dell’acqua aumentarono al punto da incidere sul 30% del reddito di una famiglia. Il business venne fermato dalla “Rivoluzione dell’acqua”, una cruenta rivolta popolare, al termine della quale la multinazionale dovette lasciare la Bolivia e il governo dovette abrogare la privatizzazione dell’acqua.

Davanti a questa ennesima minaccia neoliberista, dobbiamo mantenerci vigili e organizzati, in difesa della nostra acqua pubblica e delle nostre democrazie dagli attacchi del capitalismo globalizzato.

Luciano Bonazzi

Fonti: globalresearch.ca oltre a tutti i link esterni inseriti nel testo.

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Pubblicato da Luciano Bonazzi

Sono il Col. Luciano Bonazzi, mi occupo di varie tematiche scientifiche, tecnologiche e di cronaca. Ho scritto su vari blog, piattaforme e Magazine. / I'm Col. Luciano Bonazzi, I deal with various scientific, technological and news issues. I write on various blogs, platforms and magazines.

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