Gli USA cercano la guerra con l’Iran seguendo un copione scritto nel 2009

La petroliera coinvolta nel recente incidente nel Mare dell’Oman, salvi i 23 membri dell’equipaggio. foto irna.ir

La mattina del 13 giugno due petroliere sono state colpite mentre si trovavano a largo di Fujairah negli Emirati Arabi Uniti. Non è chiaro chi abbia sferrato l’attacco o perché, ma almeno una sarebbe stata raggiunta da un siluro: gli USA hanno immediatamente accusato Teheran. Il fatto che gli Stati Uniti puntino il dito contro l’Iran, anche per altri incidenti simili avvenuti nello Stretto di Hormuz, non lascia presagire niente di buono.

Iniziamo dicendo che l’opinione pubblica mondiale, tollererebbe un attacco militare all’Iran in stile Iraq e Siria, solo se gli Stati Uniti dimostrassero che Teheran è colpevole di attentati. Del resto, si tratta di una strategia che gli USA hanno mutuato dal miglior stratega esperto di false flag, cioè Adolf Hitler, che si spinse a bombardare la Germania dal territorio polacco, pur di avere un pretesto per invadere la Polonia.

In questo tipo di maneggi il Pentagono è divenuto particolarmente abile, come abbiamo visto con la famosa provetta di polvere bianca, esibita dall’ex segretario di Stato USA generale Colin Powell all’ONU, che usò quel falso alibi per attaccare l’Iraq. In quel caso, il pretesto fu la presunta produzione di sostanze chimiche proibite da parte di Saddam Hussein, accusa assolutamente infondata. In Siria invece abbiamo visto una serie di attacchi chimici false flag attribuiti al presidente Bashar al-Assad, contro la sua stessa popolazione, tutti puntualmente smentiti da Intelligence e satelliti. Quegli attacchi erano inscenati artatamente da figuranti “Withe Helmets”, che in realtà erano terroristi di Al-Qaeda/Al-Nusra al soldo di Washington.

Oggi, “l’occhio di Sauron”, cioè quello degli USA, è puntato su Teheran e le sue ricchezze. Gli Stati Uniti sono bell’e pronti all’invasione dell’Iran, ma c’è un terzo incomodo, anzi due, Russia e Cina, che con quel paese sono in affari. L’unico modo che il Pentagono ha per attaccare, è di farlo con l’approvazione dellle Nazioni Unite.

Il primo problema però, è che gli Sciiti, al contrario dei Sunniti, non utilizzo il terrorismo come strumento di guerra. Per quanto gli USA cerchino di addossare a Teheran qualsiasi attacco terroristico, non esiste alcun riscontro che avvalli le loro accuse. Quindi, causa la carenza di pretesti, l’attenzione del Pentagono è concentrata su qualsiasi evento negativo si verifichi nell’area per poterne addossare la responsabilità all’Iran.

Stranamente, da quando gli Stati Uniti si sono ritirati unilateralmente dall’accordo sul nucleare iraniano, c’è un’escalation di quelli che la Casa Bianca definisce “attacchi sospetti” a petroliere, presso lo Stretto di Hormuz, che “potrebbero”, ovviamente, coinvolgere l’Iran.

Il Guardian di Londra, giornale mainstream occidentalista, in un articolo intitolato Due petroliere colpite da presunti attacchi nel Golfo di Oman ha affermato: “Due petroliere sono state colpite da “attacchi sospetti” nel Golfo di Oman e gli equipaggi sono stati evacuati, un mese dopo un incidente simile, in cui sono state colpite quattro navi cisterna nella regione”.

L’articolo sosteneva inoltre che: “Le tensioni del Golfo sono state vicine al punto di ebollizione per settimane, mentre gli Stati Uniti hanno messo ‘la massima pressione economica’ su Teheran nel tentativo di costringerlo a riaprire i colloqui sull’accordo nucleare del 2015, ritirato l’anno scorso dagli stessi gli Stati Uniti. L’Iran ha ripetutamente affermato di non essere a conoscenza degli incidenti e non ha incaricato alcuna forza armata di attaccare la navigazione del Golfo o le installazioni petrolifere saudite”.

Riguardo alle indagini portate avanti dagli investigatori sui precedenti “incidenti” del maggio scorso, gli Emirati Arabi Uniti non hanno trovato alcuna prova che dimostrasse la colpevolezza dell’Iran. Da parte sua, il falco John Bolton, Consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, pur in assenza prove, dichiara che l’Iran è “quasi certamente coinvolto”. La notizia di recentissimi “attacchi sospetti” a petroliere nello Stretto di Hormuz, ha dato modo agli Stati Uniti di incolpare nuovamente l’Iran.

Nonostante le sanzioni, Giappone, Corea del Sud, Turchia, Cina e India, continuano a comprare petrolio da Teheran. Ora, queste nazioni dovranno affrontare a loro volta, sanzioni statunitensi qualora continuassero a importare petrolio iraniano. Sarà una coincidenza, ma una delle navi “attaccate” questa settimana, trasportava un carico destinato al Giappone.

L’Associated Press, nel maggio 2019 titolava: “Il presidente Trump mette in guardia le petroliere nel Golfo” affermando: “Quattro petroliere sono state danneggiate da quello che i funzionari dei paesi del Golfo hanno descritto come un sabotaggio”, poi aveva incolpato con certezza l’Iran, ciò nonostante, le immagini satellitari non mostravano nulla a suffragio di quanto affermava.

Due delle navi erano saudite, una degli Emirati e una norvegese. Un portavoce di Washington, senza offrire alcuna prova, dichiarò all’Associated Press, che la valutazione iniziale dei militari americani indicava che gli iraniani o loro alleati avevano usato esplosivi per danneggiare le navi in questione.Anche potendo, dove potrebbe scappare l’Iran? foto hr.sott.net

Subito dopo aver lanciato le loro accuse, gli Stati Uniti hanno schierato una portaerei e bombardieri B-52 nel Golfo Persico, per contrastare presunte e non specificate minacce di Teheran. Ora, il nuovo incidente, verrà certamente sfruttato dagli Stati Uniti per continuare a concentrare forze militari nella regione, intensificando la morsa sull’Iran, per poi spingere gli alleati (Italia compresa) in una guerra contro Teheran.

Questo nuovo fronte di guerra, porterà a un conflitto diretto tra Stati Uniti e Iran, contrariamente alla guerra in Siria, dove la false flag era costituita dal Califfato, sostenuto abbastanza segretamente da Washington, contro l’Esercito Siriano sostenuto apertamente dalla Russia. Va ricordato che in Siria, Mosca agisce su mandato delle Nazioni Unite, mentre il fronte guidato dagli Stati Uniti e alleati ne è privo: ma per fortuna è ormai stato sconfitto.

La guerra contro l’Iran, è un sogno che, al di là di revoche dell’embargo e accordi, gli USA covano dal 2009. Lo dimostra il documento Quale percorso verso la Persia?: Opzioni per una nuova strategia americana verso l’Iran, di cui alleghiamo il PDF. Si tratta di uno studio finanziato dalla Brookings Institution, che prevede le difficoltà che incontrerebbe un’aggressione militare a guida USA contro l’Iran.

Il documento spiega la strategia per far apparire gli Stati Uniti come un pacificatore agli occhi del mondo, dipingendo l’Iran peggio di quel che è, trasformando l’intervento militare USA, come una decisione presa con forte riluttanza. L’intervento ordinato dal presidente Donald Trump, andrebbe a completare lo scellerato lavoro iniziato dall’ex presidente Barack Obama con l’accordo sul nucleare iraniano del 2015.

Nella nuova fase, il Pentagono sosterrà che il presidente Trump è stato costretto ad annullare l’accordo, perché in base a false prove, l’Iran non lo ha rispettato, alzando il livello di scontro come previsto dal piano della Brookings Institution nel documento del 2009. Ma oggi, i media mainstream cosa ci mostrano riguardo agli “attacchi sospetti” alle petroliere? Le prove consistono in un video diffuso dal Pentagono, che mostra uno o più barchini mentre urtano, danneggiandola, la petroliera.
Premesso che ci auguriamo sinceramente che l’Iran possa uscire dal medioevo nel quale è sprofondato, basterà un video che offende le normali possibilità di ripresa della più scadente telecamera digitale, a scatenare una guerra imperialista con le conseguenti vittime civili.

Luciano Bonazzi

Fonti: en.irna.ir/newsglobalresearch.ca oltre ai link esterni inseriti nel testo.

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Pubblicato da Luciano Bonazzi

Sono il Col. Luciano Bonazzi, mi occupo di varie tematiche scientifiche, tecnologiche e di cronaca. Ho scritto su vari blog, piattaforme e Magazine. / I'm Col. Luciano Bonazzi, I deal with various scientific, technological and news issues. I write on various blogs, platforms and magazines.

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