Gesto di buona volontà di Putin, restituite navi militari ucraine sequestrate sperando nella pacificazione

Circa un anno fa, documentammo una delle ultime provocazioni del capo della giunta neonazista di Kiev, Petro Poroshenko. Mentre il suo mandato di capo dell’Ucraina, insediato da NATO, CIA e Unione Europea stava giungendo al termine, inviò le tre navi da guerra Berdyansk, Nikopol e il rimorchiatore Yana Kapu nel settore russo del Mar d’Azov. Lo scopo di Poroshenko era quello di provocare una reazione militare da parte di Mosca, che giustificasse un intervento militare statunitense.

In quei momenti febbrili, la difesa russa che voleva evitare un’escalation militare, decise di non far intervenire l’esercito, ma solo la Guardia Costiera. Quel gesto lungimirante, tolse ogni giustificazione ai falchi del Pentagono che si limitarono a fare alcune esercitazioni congiunte di terra al fianco dell’esercito ucraino. Evidentemente frustrato nel suo intento, Poroshenko dette ordine di bombardare il confine del Donbass e promulgò la legge marziale, ma fu tutto inutile, la Russia non reagì e lui perse le elezioni.
Un anno dopo, con l’insediamento del nuovo presidente Volodymyr Zelenski e in vista dei colloqui di pace internazionali per porre fine alla guerra tra l’esercito e gli ucraini di lingua russa nell’est dell’Ucraina, come gesto di buona volontà, il presidente russo Vladimir Putin ha disposto che vengano restituite le tre navi della marina militare ucraina catturate. Nella dichiarazione che annunciava il rilascio delle navi, il ministero degli Esteri russo ha difeso con forza le sue azioni: “La Russia intende affrontare qualsiasi provocazione entro i suoi confini, con l’obiettivo di garantire la sicurezza delle navi commerciali in conformità con la legge russa, degli accordi bilaterali e delle norme dello stato di diritto internazionale”.

Mosca ha però ribadito la colpevolezza del governo di Kiev per aver messo in pericolo i militari ucraini, affermando che la restituzione delle navi era stata resa possibile dall’aver completato l’indagine penale sull’incidente di frontiera. Da parte sua, il governo di Kiev ha confermato che le due navi di artiglieria corazzate e il rimorchiatore, sono ora dirette al porto di Odessa dopo la restituzione avvenuta lunedì 18 novembre in acque neutrali. Il viceministro degli Esteri ucraino Olena Zerkal ha affermato che Kiev chiederà i danni per il sequestro delle navi in sede internazionale entro la fine di questa settimana. Secondo i primi resoconti dei media sembra che le navi ucraine siano state restituite prive delle loro armi della relativa documentazione.

Piccoli passi verso la pace

Nonostante le polemiche, la restituzione delle navi è stata interpretata come parte di una serie di piccoli passi atti a riaffermare la fiducia tra Mosca e Kiev. Già nello scorso settembre la Russia aveva rilasciato 24 militari ucraini catturati, nell’ambito di un ampio scambio di prigionieri negoziato tra il presidente russo Vladimir Putin e il neopresidente ucraino Volodymyr Zelenski. Un gesto fatto nella speranza di porre fine al conflitto nell’Ucraina orientale, che ad oggi conta 13.000 vittime.

Un altro passo significativo è atteso per il mese prossimo, quando la Francia sarà sede di un vertice tra Russia e Ucraina, con beneplacito della Germania, nel tentativo di porre fine delle violenze nel Donbass, auspicando una vera pacificazione etnica. Sempre lunedì, un portavoce del Cremlino ha confermato che Putin prenderà parte ai colloqui, per significare l’impegno di Mosca al cessate il fuoco.

Luciano Bonazzi

Fonti: globalsecurity.org e tutti i link esterni inseriti nel testo

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Pubblicato da Luciano Bonazzi

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