Bielorussia: La rivoluzione colorata è un tentato golpe occidentale

L’assenza di oligarchi salverà la Bielorussia dal colpo di Stato foto aurorasito

 

Nonostante la narrazione del mainstream occidentale, dietro alle manifestazioni in atto a Minsk non vi è nulla di spontaneo. Ciò che accade in questo paese europeo, ideologicamente socialista ma democratico parlamentare, è stato pianificato ben prima delle elezioni presidenziali bielorusse del 9 agosto. Le proteste sono state organizzate tra Polonia, Repubbliche Baltiche e Ucraina, dal deep state statunitense e con la complice propaganda dei nostri media di regime. L’ovvio scopo della CIA è quello di far divenire la Bielorussia uno stato vassallo USA-NATO come l’Ucraina.

 

Del resto, è sufficiente considerare che gli Stati Uniti, dopo il crollo dell’ex Unione Sovietica, mentirono all’allora presidente Michail Gorbačëv, prima garantendo che non si sarebbero espansi in Europa orientale, per poi farlo senza ritegno. Anche negli anni successivi, grazie all’inerzia di Boris Eltsin, presidente asservito a Washington, gli USA continuarono ad appropriarsi dei paesi dell’ex URSS, installandovi numerose basi militari. Il loro sfrenato espansionismo, li portò addirittura a tentare di carpire la Cecenia, nel territorio stesso della Russia, infiltrandovi loro mercenari islamisti, in aperto spregio alla sovranità di Mosca.

La Cecenia fu anche il territorio che vide il cambio di passo della Russia, sotto la guida dell’esordiente presidente Vladimir Putin. Il quale, con una sterzata improvvisa, riuscì a distruggere i terroristi infiltrati dalla CIA e a pacificare, sia pur duramente, quel paese. Il passo successivo di Washington fu quello di appropriarsi dell’Ucraina, che con l’aiuto dell’Unione Europea e della NATO, riuscì a trasformare in uno stato di polizia fascista, insicuro e inadatto alla vita democratica.

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Oggi, si cerca di trasformare la Bielorussia in un’altra Ucraina, ma questo “paese cuscinetto” è più che mai vitale per la Russia. Il presidente bielorusso Aljaksandr Lukašėnko è perfettamente consapevole dell’importanza del suo paese per Mosca, quindi, da settimane sollecita Putin, perché si trovi una soluzione alla crisi.

L’incontro di Sochi

Dopo un lungo scambio di messaggi, lunedì 14 settembre, Putin e Lukashenko si sono infine incontrati a Sochi, nella Russia meridionale. Secondo il servizio stampa del Cremlino, i due leader “hanno in programma di discutere le prospettive atte a promuovere un processo d’integrazione tra i due stati e di attuare progetti energetici comuni”. Sempre secondo questa fonte, Putin e Lukashenko: “Durante i colloqui, hanno in programma di discutere le questioni chiave dell’ulteriore sviluppo delle relazioni russo-bielorusse di partenariato strategico e alleanza. Particolare attenzione sarà posta sulla realizzazione di grandi progetti comuni in ambito commerciale, economico, energetico, culturale e umanitario, nonché sulle prospettive di promozione dei processi di integrazione all’interno della Federazione Russa”.

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Durante l’incontro, saranno inoltre confermate le esercitazioni militari congiunte russo-bielorusse programmate da tempo, che si terranno in Bielorussia nei prossimi giorni. In proposito, il ministero della Difesa russo ha dichiarato: “In conformità con il programma degli eventi internazionali per il 2020, la prevista esercitazione tattica congiunta bielorussa-russa Slavic Fraternity, che si tiene ogni anno dal 2015, si terrà dal 14 al 25 settembre presso il campo di addestramento di Brestsky in Bielorussia”.

Le mosse USA-NATO

Intanto si registra un movimento di truppe NATO a ridosso del territorio bielorusso. Tale concentrazione di truppe occidentali, viene giustificata come rientrante nel quadro delle operazioni Enhanced Forward Presence e Atlantic Resolve. In particolare, il 2° battaglione del 69° reggimento corazzato, sono stati schierato nel campo d’addestramento di Pabrade (Lituania), a 15 chilometri dal confine.

Le truppe mobilitate coinvolgono 500 militari, 29 carri armati e 43 veicoli da combattimento Bradley, talmente vicini al confine bielorusso da destare più di una preoccupazione. A loro supporto, sono presenti anche elicotteri UH-60 Black Hawk americani giunti dalla base aerea di Amari domenica 13 settembre. Secondo la difesa estone, il compito degli elicotteri “sarà quello di cooperare con le forze di difesa estoni”, nonostante né la Lituania, né tantomeno gli Stati Uniti siano sotto minaccia.

Il trattato Russia/Bielorussia del 1999 sull’integrazione economica, la cooperazione e la difesa reciproca, era l’anticipazione del futuro ingresso della Bielorussia nella Federazione russa. Qualora Putin e Lukashenko raggiungano un accordo in tal senso, il leader bielorusso dovrà indire un referendum, affinché i suoi concittadini si esprimano a favore o contro tale storica decisione. L’integrazione bielorussa nella Federazione russa, sarà la chiave per disinnescare il disegno golpista occidentale.

L’adesione di Minsk alla Federazione Russa, rappresenterà qualcosa di simile a quella dei paesi occidentali integratisi nell’Unione Europea, con una sola differenza, i cittadini bielorussi potranno decidere democraticamente, mentre per noi italiani tale risoluzione è stata calata dall’alto.

Luciano Bonazzi

Fonti: globalresearch.ca oltre ai link esterni inseriti nel testo

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Pubblicato da Luciano Bonazzi

Sono il Col. Luciano Bonazzi, mi occupo di varie tematiche scientifiche, tecnologiche e di cronaca. Ho scritto su vari blog, piattaforme e Magazine. / I'm Col. Luciano Bonazzi, I deal with various scientific, technological and news issues. I write on various blogs, platforms and magazines.

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