#USA #Cina Il #Bangladesh schiacciato dalla guerra dei dazi


Il Bangladesh è una giovane economia in forte e costante crescita, nei decenni il paese si è modernizzato, riducendo le sacche di povertà e facendo crescere una diffusa classe media. L’economia del paese, pur conservando un forte settore primario, si basa sempre più sul secondario, cioè sull’industria di trasformazione, con grandi aree industriali dedicate a tessile, abbigliamento, farmacologia e altro.

Dopo l’indipendenza strappata al Pakistan nel 1971, il Bangladesh scelse di divenire una Repubblica Popolare, stringendo forti legami con la vecchia URSS, la Cina e buoni rapporti con gli Stati Uniti. Nei fatti, questa giovane nazione, ha adottato un sistema di welfare socialista al proprio interno, lasciando però libero il mercato che, con metodi capitalistici talvolta selvaggi, ha fatto crescere il paese in maniera esponenziale. Importanti sono le rimesse dai lavoratori emigrati, mentre l’industria pietistica genera un discreto giro d’affari che si traduce in uno stipendificio, a vantaggio di funzionari e impiegati dei vari organismi internazionali, che beneficiano di paghe da 10.000 dollari al mese oltre a sontuosi rimborsi spese.

Giorgio Gaber – Il potere dei più buoni

L’effetto di queste decisioni, che toccammo tangibilmente quando risiedevamo in Bangladesh, era una notevole e discreta presenza di uomini d’affari, banche e aziende cinesi, affiancata alla presenza statunitense, con notevoli volumi d’affari nel tessile e nell’industria farmaceutica. Interessante la presenza di una piccola base militare con circa 300 marines americani e le loro famiglie, nell’area prospiciente l’Ambasciata USA, nonostante il paese sia praticamente gemellato con la Repubblica Popolare di Cina. Infine, poiché il Bangladesh è una ex colonia, immancabilmente è presente, pur con discrezione, il governo britannico tramite un “funzionario”.

Nelle ultime settimane, gli esperti economici bengalesi, hanno espresso preoccupazioni per la guerra commerciale tra la superpotenza americana e quella cinese. Paventando, a ragione, i rischi per l’impatto negativo dei dazi incrociati che potrebbero stritolare il Bangladesh. A proposito dei dazi, il professor Mustafizur Rahman, direttore esecutivo del Center for Policy Dialogue (CPD), ha dichiarato: “Uno dei risultati negativi sarà l’impatto sulla contrattazione dell’Organizzazione mondiale del commercio, questo potrà davvero influire sul Bangladesh come membro dell’OMC. Di conseguenza, un aumento dei dazi su qualsiasi prodotto esportato dal Bangladesh avrà un effetto negativo. Ora che gli Stati Uniti hanno aumentato i dazi sull’importazione dei prodotti cinesi, questo avrà ripercussioni anche sul Bangladesh”.

Il quadrante geopolitico dell’area: foto by Oxfam America

Orizzonti Geopolitici, pur modesto osservatorio, continuerà a tenere sotto attenzione il Bangladesh, come già fa con la Birmania-Myanmar quale possibile scenario di scontro, per ora economico, tra la Cina e gli Stati Uniti. Aggiungendo questo quadrante, continuerà a monitorare le Filippine e l’arcipelago Spratly nel Mar Cinese Meridionale, altro punto d’attrito economico tra USA e Cina.

Luciano Bonazzi

Fonte: Mr. Sheikh Shahariar Zaman, 23 marzo 2018

/ 5
Grazie per aver votato!

Pubblicato da Luciano Bonazzi

Sono il Col. Luciano Bonazzi, mi occupo di varie tematiche scientifiche, tecnologiche e di cronaca. Ho scritto su vari blog, piattaforme e Magazine. / I'm Col. Luciano Bonazzi, I deal with various scientific, technological and news issues. I write on various blogs, platforms and magazines.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.