La Cina continua a “de-dollarizzare”
Il sistema monetario globale sta cambiando, lentamente ma inarrestabilmente i mercati globali del commercio e dello scambio gravitano sempre meno intorno al dollaro. Monete un tempo marginali, come lo yuan cinese, stanno diventando progressivamente serie concorrenti del dollaro USA e ne intaccano il dominio economico-finanziario.
Il processo cui stiamo assistendo dovrebbe concludersi in un decennio, alla “de-dollarizzazione” seguirà la “de-americanizzazione” culturale ed economica mondiale.
Quello cinese non è l’unico esempio, anche la Banca centrale del Kazakistan, paese emergente ricco di risorse e dall’economia sempre più solida, ha annunciato di de-dollarizzare la sua economia entro la fine del 2016. L’obiettivo del Kazakistan è quello di evitare l’instabilità macroeconomica del dollaro e dare priorità alla propria moneta, il Tenge, negli accordi e transazioni commerciali. Anche Russia e India stanno creando un sistema alternativo al sistema di pagamenti SWIFT e altre nazioni si stanno accordando per bypassare il dollaro tramite accordi simili al sistema swap, ideato nel 1994 dal finanziere Blythe Masters, per la banca JP Morgan.
Il dollaro sarebbe potuto essere sostituito dall’oro quale “moneta” per il commercio mondiale, ma un utilizzo immediato a parità di ruolo con la moneta è ostacolato dal fatto che questo metallo resta accumulato nelle banche centrali, quindi non ha l’immediatezza della moneta.
Dal 1 Ottobre 2016, lo yuan cinese è entrato nel sistema delle principali valute del Fondo monetario internazionale (FMI). In effetti, il DSP-yuan ora è ancorato a dollaro statunitense, euro, sterlina britannica e yen giapponese.
Lo yuan è ufficialmente una valuta DSP, cioè con Diritto Speciale di Prelievo, un particolare tipo di valuta basata sull’unità di conto del Fondo Monetario Internazionale, il cui valore è ricavato da un paniere di valute nazionali, dalle quali si estrae un “comune denominatore”, individuando così il valore del DSP-yuan. I DSP rimpiazzano dunque l’oro nelle transazioni internazionali. La Banca Mondiale ha venduto $ 2,8 miliardi di obbligazioni DSP sui mercati cinesi a partire dal 31 agosto 2016. Questa immissione di obbligazioni DSP-yuan, è stata sfruttata dai cinesi per lanciare la domanda di yuan e, allo stesso tempo, ridurre la dipendenza dal dollaro. L’inclusione dello yuan nelle valute paniere dell’FMI è stata sfruttata nel quadro della strategia cinese di “de-dollarizzazione”
Valutiamo che Cina e Russia hanno interessi strategici comuni, in particolare per quanto riguarda la “de-dollarizzazione”. Perciò le due potenze risolvono gli accordi commerciali bilaterali senza usare il dollaro americano. Il commercio bilaterale annuale tra la Cina e la Russia è aumentato da $ 16 miliardi nel 2003 a quasi $ 100.000.000.000 di oggi.
Infatti, quando la Cina ha ospitato il vertice del G20 di settembre, il presidente russo Vladimir Putin è stato l’ospite d’onore del meeting. I funzionari americani temono che Putin cerchi di estendere la sua portata globale grazie alla costruzione di legami più stretti con la Cina.
Alcuni analisti occidentali hanno visto nella cooperazione Russo-Cinese, una collaborazione che mira a destabilizzare il Nuovo Ordine Mondiale guidato dagli Stati Uniti.
Come stiamo vedendo, una parte della campagna presidenziale di Hillary Clinton, punta a demonizzare la Russia, le responsabilità della candidata rispetto a massacri di civili in Pakistan e la questione dell’eccidio di Bengasi, oltre alle prove archiviate di casi di corruzione, passano in secondo piano rispetto alle accuse di hackeraggio da parte della Russia.
Ma Russi e Cinesi non sembrano interessati a una “guerra cibernetica”, bensì a detronizzare il dollaro americano,
la Clinton farebbe meglio a preoccuparsi del fatto che dal 2009, le riserve auree della Cina ufficialmente segnalate, sono salite del 60%, mentre la Russia ha cumulativamente aggiunto 172 tonnellate di oro nel 2014 e 208 tonnellate nel 2015.
In Cina, le scorte d’oro “ufficiale” sono aumentate di 1.823 tonnellate nel mese di agosto 2016, diventando così la sesta più grande riserva al mondo.
I leader cinesi vogliono stabilire il dominio regionale, il loro scopo è di possedere e controllare una quota maggiore del mercato dell’oro. La “Shanghai Gold Exchange”, aperta di recente, offre alla Cina un meccanismo diretto di controllo sul mercato dell’oro in Asia.
Questa è la strategia di Cina e Russia per impossessarsi di gran parte del controllo dell’oro, sottraendolo al controllo delle banche Statunitensi e Occidentali.
Luciano Bonazzi
Fonti>
-http://www.insolentiae.com/
-http://reseauinternational.net/
-http://newenergyhorizons.com/
-http://www.lantidiplomatico.it/
-ottaeuropeaprati.blogspot.it/
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